Il sole è tornato!

giugno 26, 2009

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E’ tornata l’estate, con le belle giornate di sole, dopo giorni piovigginosi e grigiastri. E il giallo è il colore che più mi piace in questi giorni! Il colore del sole, dei limoni…non c’è colore che meglio rappresenta l’allegria. E così, ecco qua una ricetta di una cremina golosissima, resa ancora più golosa dal cardamomo, che da quando l’ho scoperto, è diventato una droga, ne metto una capsula anche nel tè 🙂 La ricetta l’ho presa da qui, come dire, un nome, una certezza. L’unica modifica appunto sono state 3 capsule di cardamomo, che gli danno un profumino ancora più invitante. Per il resto, questa cremina è un passe partout. Sul pane, sul cheese-cake,con lo yogurt, in un pan di spagna, con il gelato, mercoledì l’ho accoppiato con una panna cotta al cocco, oppure anche con del…cioccolato. O semplicemente così, con il cucchiaio, o con le dita 🙂

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Il compagno di mia madre è un medico che vive a Formia, in una bellissima casa di campagna su una piccola collina, dalla quale si può vedere tutto il golfo di Gaeta. Un paradiso. E nel suo giardino (chiamiamolo giardino, anche se è gigantesco…) coltiva i pomodori più buoni e saporiti che io abbia mai mangiato. Sarà l’aria di quei posti magici che adoro, ma veramente ogni cosa prodotta nella zona Gaeta&Co è più buona. Quano viene su a Roma, porta sempre i pomodori del suo orto, e ne fa di ogni qualità,dai piccoli datterini ai cuori di bue da 800gr, i limoni del suo albero, le nespole, le albicocche, e , meraviglia delle meraviglie, le giuggiole.Tornando ai nostri spaghetti, oggi volevo preparare un primo speciale per il mio fratellino che al momento si trova a scuola a sostenere la prima prova dell’esame di maturità.

Ho lessato gli spaghetti in acqua salata nella quale ho aggiunto qualche pistillo di zafferano. Nel frattempo ho soffritto per cinque minuti dei pomodori datterini con dell’olio evo e uno spicchio d’aglio in camicia. Poi ho aggiunto la bottarga di tonno che ci portano dalla Sicilia grattuggiata e fatto cuocere per altri due minutini. Ho spento il fuoco ed ho aggiunto una grattucciata di scorza di limone, e una foglia di basilico.Ho scolato gli spaghetti al dente conservando un pochino dell’acqua , versati nel tegame con il condimento, aggiunto un mestolino di acqua di cottura della pasta, fatto mantecare per un minutino et voilà. Pronti. Profumatissimi e estivissimi.

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Non ho mai amato i temporali in estate. Tranne che in rare, rarissime occasioni. Ed è proprio ad una di queste, che è legato uno dei miei ricordi più belli. Quando ero bambina, e si andava ancora in vacanza con papà, passavamo le estati a Fondi, nella  casa sul lago di un’amica di famiglia. Passavamo le giornate al mare, poi la sera ci fermavano a fare la spesa dal banchetto dell’orto di una signora, sulla strada di casa. Ricordo il rosso vivo di quei pomodori come fosse ieri, e mangiarli sulla strada del ritorno mordendoli come fossero mele, con il succo che colava sulle braccia e sui vestiti. Ma non ci importava, e poi mio padre non si preoccupava che ci sporcassimo . Tornati a casa, noi bambini prendevamo un catino, un secchio, una ciotola o il primo recipiente che ci capitasse a tiro, e andavamo sulla stradina lungo il canale a raccogliere le more. Chili e chili di more, tonde e nerissime. Una la mettevamo nel secchiello, una la mangiavamo. Ci riempivamo di graffi, di punture di api,inciampavamo nei rovi,i vestiti erano pieni di indelebili macchiette blu, ma nulla ci fermava da quella piccola gioia quotidiana. Tornati a casa con il nostro piccolo tesoro preparavamo dolci e marmellate improbabili, che poi proponevamo ai “grandi” dopo la cena. Con le crepes però, andavamo forti 🙂  La sera poi, ci portavano alla pasticceria  Caramel,se eravamo stati bravi : adoravamo le loro bombe alla nutella. Le addentavi da una parte e ti riempivi il viso di zucchero,mentre dall’altra gocciolava abbondante il delizioso ripieno. Mangiarle, soprattutto per noi bambini, era un’impresa, ma che valeva la pena fare.Poi era d’obbligo leccarsi le dita, fino a far sparire anche l’ultimo granello di zucchero di quel dolce così buono. Tornando al temporale estivo, proprio uno di quei giorni d’agosto, tornando dal mare, ci sorprese una pioggia torrenziale. Mio padre aveva una Suzuki Vitara del 94, di quelle con la cappotta in plastica, e quel giorno, eravamo usciti senza. La macchina in un attimo era piena d’acqua, e più c’era traffico, e più pioveva. E più pioveva, più ci divertivamo. Sulla Flacca bloccata, quel giorno, ho passato l’ora più bella della mia vita.

E oggi, con un po di nostalgia, questo dolce comfortante è un omaggio a quelle estati, e in particolare a quel giorno, che non dimenticherò mai.

Torta con cioccolato, nocciole e more.

 

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170 gr di burro morbido

80 gr di zucchero di canna

100 gr di zucchero semolato

70 gr di cacao amaro

2 uova

160 gr di farina 00

130 gr di farina di nocciole

70 gr di latte fermentato ( oppure metà yogurt e metà latte)

50 gr di gocce di cioccolato fondente

2 cucchiaini di lievito

sale

un cestino di more

 

In una ciotola montate a lungo il burro con i due tipi di zucchero e il sale. Quando sarà gonfio e spumoso aggiungete le uova, una alla volta, montando ancora qualche minuto. Unite, mescolando con una spatola, il cacao e metà della farina. Quando sarà ben amalgamata unite metà del latte fermentato, poi di nuovo la farina stavolta insieme al lievito  e alla farina di nocciole, e terminate con il latte fermentato. Aggiungete ora le gocce di cioccolato . Versate l’impasto in una teglia (dm 24 cm) rivestita di carta da forno e disponeteci sopra le more. Infornate a 180° per 40-45 minuti, provate con uno stuzzicadenti. Se infilato al centro della torta esce pulito ma con qualche mollichina umida attaccata, la torta è pronta. Lasciate raffreddare e servite.

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Immagine 031Sabato sera avevo degli amici a cena, me la prendo comoda, comodissima, per cucinare, forse un po troppo. Fatto sta che alle 19.30 del soufflé glaceè che volevo preparare non ce n’era ancora neanche l’ombra, e in cucina regnava il caos. Per motivi di spazio e tempo decido di provare ad utilizzare il Bimby per prepararlo (praticamente era l’unica cosa pulita rimasta in cucina…), tanto mio fratello che non sa neanche fare un uovo al tegamino riesce sempre a fare dei piatti deliziosi, figuriamoci se io non riesco ad usarlo. Insomma, ci metto le pesche, e le frullo. Fino a qua ci siamo, una bella purea liscia liscia in un attimo. Bene. Tolgo la purea, la metto in un contenitore, verso la panna nel Bimby. Ricetta come da manuale : 2 minuti velocità 3. Avvio il tutto, i due minuti passano. Apro il Bimby. Disastro. La panna è diventata burro, irrecuperabile. Sono le 19.45 e i miei amici arriveranno a breve. Guardo la purea nel contenitore. Ho scordato di aggiungerci  il succo di limone : si è trasformata in una pappetta marroncina. Imprecazione. Biiip. Biiip. Biiip. Butto tutto e guardo nel cesto della frutta. Solo due mele rinsecchite. In frigo, di frutta neanche l’ombra. Cioccolato, neanche a parlarne. Ricotta, poca, e mi serve per il primo. Quindi, mi dico, partiamo con una frolla, poi mi verrà in mente qualcosa. E faccio la mia ricetta di frolla per tartellette.Messa a punto dopo anni di tratellette con il guscio per i miei gusti troppo croccante (insomma, a me la tartelletta piace tagliarla con la forchettina, sentire il friabile della frolla, non uno STAC quando la tagli,che ti si spacca  tutto in mille pezzi). Questa è  più morbida della frolla normale e non mi delude mai. La stendo sottile per farla freddare prima e la metto in frigo. E mo dentro che ci metto? Apro  la credenza e vedo il riso, e penso a quelle frittelle di riso che prepara mia nonna per il giorno di San Giuseppe. Quindi faccio cuocere il riso nel latte, zucchero e scorza di limone, una spruzzatina di cannella, a cottura ultimata aggiungo le uova, rivesto gli stampini di frolla, riempio con il composto di riso e poi in forno. A cottura ultimata uno strato di zucchero di canna, una caramallizzata veloce con il cannello,  e le ho servite con delle marasche sotto sciroppo che avevo in casa, comprate da Castroni qualche giorno fa. Un successone.  Alla faccia del soufflè glaceé.

 

Per la frolla

460 gr di zucchero a velo NON vanigliato

570 gr di farina 00

230 gr di burro

1 uovo

1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio

fior di sale

buccia grattuggiata di un limone biologico (Oppure i semini di una bacca di vaniglia).

In una ciotola montate il burro con lo zucchero, unite l’uovo, il sale, la buccia del limone ( o la vaniglia), il bicarbonato e poi la farina. Impastate velocemente, formate un panetto, avvolgetelo con della pellicola trasparente e mettete in frigorifero per una notte.

  Per il ripieno di riso

300 gr di riso

500 gr di latte intero

150 gr di zucchero

buccia di un limone biologico

1/2 cucchiaino di cannella

3 uova

un pizzico di sale

Portate ad ebollizione il latte con dentro la scorza del limone e un pizzico di sale, quando bolle versateci il riso e fate cuocere coperto finchè il riso non sarà cotto, poi togliete il coperchio e proseguite la cottura fino a quando il latte sarà stato assorbito completamente. Fate freddare leggermente, unite le uova e lo zucchero.

 Riempite con questo impasto gli stampini foderati di frolla e infornate a 200° per 20 minuti circa, o finchè le vedrete belle dorate.

piesse: tempo permettendo, una volta foderati gli stampini con la frolla, rimetteteli almeno mezz’oretta nel frigo, così non si restringeranno in cottura!

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I lamponi. I lamponi li adoro. Belli, bravi e buoni. Cosa volere di più da un fruttino? Li metto nel dolce e nel salato li mangerei a colazioni, pranzo e cena. Stavolta li ho usati per fare delle tortine con un latte fermentato arabo comprato, indovinate un po, al Todis. Eh già, è vero che al Todis il 90% della roba fa schifo,di provenenza dubbia e non la mangeresti manco morto, ma poi trovi, il latte fermentato arabo, il latte di cocco, formaggi francesi MadeInFranceDavvero, tutta quella robetta esotica che troveresti solo da Castroni, il burro bavarese (il più buono che abbia mai assaggiato.), tutti i tipi da farine possibili ed immaginabili, le uova Bio…e costa davvero poco.Quindi, li ci speso appunto per uova-burro-zucchero-farina  e prodotti esotici vari, e non mi delude mai. Insomma, dicevo, queste tortine, da fare in monoporzioni  in quanti stampini volete anche di dimensioni e forme diverse, sono davvero morbidissime e profumatissime, e il giorno dopo, se conservate in frigorifero, sono ancora  più buone.Provatele!

ps. il latte fermentato potete sostituirlo con una miscela di metà yougurt al naturale  e metà latte.

Tortine con mandorle,latte fermentato e lamponi

170 gr di burro morbido

125 gr di zucchero di canna

125 gr di zucchero

2 uova

180 gr di latte fermentato

180 gr farina

100 gr di farina di mandorle

100 gr di lamponi

1 cucchiaino di lievito

buccia grattuggiata di un limone

sale

In una ciotola  montare a lungo il burro con lo zucchero. Aggiungere la buccia di limone, e le uova, una alla volta, continuando a montare tra un uovo e l’altro. Unire poi metà della farina setacciata con il sale e il lievito e amalgamare bene con una spatola. Versare nell’impasto metà del latte fermentato e amalgamare. Poi di nuovo l’ultima metà di farina, e poi l’ultima di latte fermentato. Aggiungere ora la farina di mandorle ed i lamponi. Sistemare l’impasto negli stampini scelti già imburrati ed infarinati e cuocere a 180° per una quindicina di minuti, o finchè non saranno belli dorati in superficie.

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BuonaOvvero panini al latte con limone e semi di papavero.

Io il pane, l’avro’ fatto si e no una volta nella vita. Ma i tempi lunghissimi e  un forno non proprio soddisfacente  non lo rendono la cosa adatta a me. Però sono sempre stata amante dei panini al latte, quelli quasi dolci e morbidi morbidi, con una crosticina sottile e una mollica soffice soffice. Così, dopo qualche giorno che ci pensavo, mi sono detta, perchè no, proviamo! Così stamattina esco e vado a comprare il lievito, e mi imbatto in una bustina di semi di papavero, rimasta da sola soletta sullo scaffale ( e che volete, ‘ste cose mi inteneriscono sempre). Così esco dal super con il mio lievito e i miei semini neri. E in macchina penso di farci dei lemon poppy seed muffins. Però uffa, io volevo fare i panini al latte? Sai che ti dico? Panini al latte, semi di papavero e limone.  Appena messi nel forno subito tutta casa ha preso un profumo buonissimo di burro, pane fresco e limone.(maddaiiii). Li sforno, li lascio intiepidire e ne taglio a metà uno. Mollica perfettamente soffice e leggermente umidina, una bella crosticina fina fina e croccante. E in fin dei conti, rispetto al pane tradizionale, sono veloci (puristi delle lunghe lievitazioni, non me ne vogliate!) ! Beato chi ci farà colazione domani! ( Eh già, io sono ancora a dieta 😉 ).

ps. Li ho cotti a metà altezza nel forno, appoggiando sul fondo una piccola teglia con un po d’acqua per mantenerli umidini e non farli seccare troppo, e devo dire che la cosa ha funzionato. (Di solito le mie brioche si seccano sempre un filino troppo, ma stavolta, no!.)

 

Panini al latte con semi di papavero e  limone

una ventina di panini circa

500gr di farina di manitoba

30gr di lievito di birra

2 cucchiai di zucchero

2,5dl di latte

80gr di burro

1 cucchiaino di sale

1 cucchiaio di semi di papavero

la buccia grattuggiata di due limoni BIO

1 tuorlo

 

In una ciotolina sbriciolate il lievito, aggiungeteci un cucchiaio di zucchero e due cucchiai di latte tiepido. Formate una pastella, coprite e lasciate lievitare in un posto tiepido (ok, con le temperature di questi giorni ogni posto della casa andrà bene 🙂 ) per una ventina di minuti.

Trascorso questo tempo, sciogliete il burro con metà del latte rimasto in un pentolino. Quando sarà sciolto aggiungete l’altra metà del latte e spegnete il fuoco.

Setacciate la farina e uniteci il sale e il cucchiaio di zucchero rimasto, versateci il pastello che ormai sarà lievitato , il latte con il burro  e impastate bene. Formate una palla, incidetela  con un taglio a croce, copritela e ponetela nuovamente a lievitare per un’ora circa, finchè l’impasto sarà raddoppiato.

Lavorate ancora l’impastoper qualche minuto, unite la buccia di limone grattuggiata ed i semini di papavero. Dividetela in due parti e ricavate da ciascuna 10 panini e disponeteli su due placche da forno rivestite di carta da forno. Copriteli con un telo umido e fateli lievitare un’ultima volta per 20 minuti.

Scaldate il forno a 200°, con una teglietta contenente dell’acqua appoggiata sul fondo.

Sbattete il tuorlo con due cucchiai d’acqua e spennellateci i panini, completate se volete con alcuni semini di papavero.

Infornate per circa 25 minuti, sfornateli e poneteli a freddare su una gratella.

 

 

Con metà impasto in realtà ho fatto una treccia…vi piace? 🙂

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Immagine 044Il tofu. Questo sconosciuto, fino a che qualche giorno fa,quando, in preda ad un raptus macrobiotico  dentro Naturasì, ne compro una confezione. La sera per cena affetto sottile sottile una cipolla , la faccio rosolare con dell’olio, poi ci schiaffo dentro sta mattonella bianco- grigina. Consistenza gommosa e sapore indecifrabile. Bocciato. Non mi convince.  Ma della famosa confezione di Tofu, in frigo ne era rimasta metà. Cosa ci faccio? Ieri mi trovavo a scopiazzare la sfoglia di Sigrid (la ricetta è facilissima e illustrata davvero benone, come al suo solito 😉 ) , per fare una torta salata completamente fatta in casa. Oggi, mi accorgo che l’unico formaggio nel frigo è il grana... poi gli occchi si appoggiano sul pezzettino di Tofu implorante di essere utilizzato. Così, per 4 tartellette, ho rivestito di pasta sfoglia 4 stampini di 5 cm di diametro,bucherellandone il fondo con i rebbi di una forchetta, poi in una ciotolina ho sbattuto due uova con 6 cucchiai di panna liquida, 2 cucchiai di parmigiano, un cucchiaio abbondante di pesto e un pizzico di sale. Ho unito all’impasto il tofu (100 gr indicativamente…) fatto a dadini, versato l’impasto negli stampini rivestiti di pasta sfoglia, completato con delle fettine di pomodorini datterini e dei pinoli sparsi sulla superficie. Il tutto è andato in forno a 180° per una ventina di minuti. E devo dire che mio fratello, il ragazzino con i gusti più difficili al mondo, le ha apprezzate tantissimo, e non si è accorto di cosa c’era al posto del formaggio ;).  Un’idea davvero carina e gustosa per un pranzo estivo, accompagnadole con un’ insalata, o magari per  un pic nic, o un’antipasto….insomma, proprio da riproporre! 😉

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Salto i preamboli e le giustificazioni della mia lunga assenza, capitano anche quei periodi in cui uno non ha il tempo di cucinare-fotografare-bloggare. Ma ora si ricomincia, e con una ricetta che adoro, e che credo riproporrò in mille varianti. Partiamo dal fatto che io un cake non l’avevo mai fatto, e che quando ho trovato questa ricetta di Martha Stewart ho pensato “Certo che se è come quelle della Moroni è un tentativo inutile…”. Invece no! Il cake nonostante la totale assenza di agenti lievitanti è cresciuto, non da diventare soffice come un plum cake, ma di quel soffice compatto sbricioloso, che lo rende perfetto sia così da solo, che inzuppato in un thè o in un cappuccino, oppure, magari dopo qualche giorno se si secca un pochino, affettatelo, tostatelo e spalmatelo con un velo di burro.(Sempre che duri fino al punto di asciugarsi 😉 ). E’ vero, mi chiederete perchè le albicocche secche quando è stagione di albicocche….semplicemente perchè volevo la consistenza asciutta tipica dei pound cakes inglesi, con la frutta fresca si sarebbero create delle parti più umide e avevo dubbi sul risultato finale, ma proverò anche con la frutta fresca,ora che ho scoperto i cake….e chi mi ferma più!! 😉 Poi c’è la marmellata di limoni. Io non l’avevo mai fatta, e devo dire che con la ricetta della nonna viene benissimo, premetto che non ne sono una grandissima fan, ma cosa fare con i 3 chili di limoni biologici che mi avevano regalato?!?! 🙂

 

Cake con albicocche secche e mandorle

240gr di burro morbido

300gr di farina

180gr di zucchero

4 uova

sale

due cucchiai di crema di mandorle

due cucchiai di farina di mandorle

15 albicocche secche ( qui fate voi, dipende da quanto lo volete ricco 😉 )

 

Per prima cosa accendete il forno statico a 180°, imburrate e infarinate una teglia da plum cake, o rivestitela in carta da forno e mettete le albicocche a rinvenire in una ciotolina con acqua calda e se volete un liquore a scelta ( io ho usato l’amaretto).

In una ciotola abbastanza capiente mettete il burro morbido , il pizzico abbondante di sale e lo zucchero. Lavorate con la frusta elettrica, o nella planetaria, per almeno 6-7 minuti. Deve diventare davvero gonfio e spumoso. Ora unite i due cucchiai di crema di mandorle, sempre a temperatura ambiente, e lavorate un altro paio di minuti. Aggiungete poi le uova, una alla volta , poi montate altri 4-5 minuti il tutto. E’ molto importante che sia tutto ben montato perchè nel cake non c’è lievito. Quando l’impasto sarà gonfio e spumoso, unite la farina di mandorle, mescolando con cura con una spatola dal basso verso l’alto,  la farina setacciata, e, se volete, della buccia di limone. Non mescolate troppo per non smontare il composto, ma fate attenzione che la farina sia ben amalgamata al tutto.  Ora scolate le albicocche dal liquido caldo, tagliatele a pezzettini, infarinatele leggermente e unitele all’impasto. Versate nello stampo, decorate se volete con qualche mandorla e infornate per  60 minuti, facendo comunque dopo i 50 minuti la prova dello stuzzicadenti. Ogni forno è diverso dall’altro, quindi la cosa migliore per il tempo di cottura è provare.

 

Marmellata di Limoni

1 kg di limoni biologici non trattati e ben lavati con una spugnetta per i piatti (nuova ,ovvio 🙂 )

800 gr di zucchero semolato

 

Primo giorno : lavare e affettare sottilissimamente i limoni ( 2 -3 mm di spessore,un lavoraccio 😉 ) , eliminando i semi e tagliando ogni fettina in 4. Metteteli in una ciotola, copriteli a filo di acqua fredda , coprite con della pellicola e scordateveli li sul mobile della cucina per 24 ore.

Secondo giorno : scolate i limoni, conservando l’acqua di macerazione. Quest’acqua  la porterete a ebollizione, la riverserete nella ciotola sui limoni e vi dimenticherete nuovamente il tutto per altre 24 ore.

Terzo giorno : Ci siamo. Scolate i limoni, stavolta l’acqua potete buttarla. Fate bollire dell’altra acqua in  una pentola, quando bolle buttateci i limoni e fate sobbollire per 10 minuti. Passati i 10 minuti scolateli. Nel frattempo, preparate in una pentola capiente  uno sciroppo con 800 gr di zucchero e 250 gr di acqua. Quando è pronto,e quindi è un liquido viscoso e trasparente, versateci i limoni e fate cuocere a fiamma bassa per un’oretta. Non fatevi ingannare, la marmellata di limoni si addensa TANTISSIMO freddandosi, quindi se vi sembra troppo liquida non preoccupatevi, altrimenti rischiereste di ritrovarvi con una mappazza durissima, una volta freddata. Riponetela bollente nei vasetti sterilizzati, chiudeteli e  metteteli in una pentola piena d’acqua bollente. Fate bollire i vasetti così coperti d’acqua per mezz’ora, poi spegnete il fuoco e lasciateli nella pentola finchè l’acqua non sarà fredda. Ora tirate fuori i vasetti dalla pentola e ricordtaevi di etichettarli con giorno, mese e anno. Buona marmellata 😉

Comfort Apple Crumble

Maggio 19, 2009

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L’apple crumble è uno di quei dolci in realtà da sere autunnali, da dessert all’ultimo minuto, basta avere in casa una mela, che poi la farina e il burro cel’abbiamo sempre..vero? 🙂 A me piace da matti anche in estate, mangiato magari la sera in terrazza, con sopra una pallina di buon gelato alla vaniglia. Cremoso freddo del gelato, friabile del crumble, morbidezza e dolceza della mela…una roba da estasi…. cioè, stiamo scherzando? A parlare di sto coso quà, ci vorrebbe il bollino  rosso “vietato ai minori”. Ma noi siamo italiani, e perchè non aggiungere qualcosa alla ricetta così ammerrigana? Una generosa spruzzata di passito di pantelleria mentre le mele vengono spadellate.

Per 4 persone

Per le mele

4 mele renette

80 gr di zucchero di canna (io ne uso 60 però, mi piace meno dolce)

60 gr di pinoli

30 gr di burro

un paio di manciate di uvetta ( con l’uvetta, si va sempre a gusto personale, secondo me…)

un bicchiere di passito di pantelleria ( volete provare col vin santo?? provate pure, e fatemi sapere 😉 )

una stecca di cannella

2 cucchiaini di cannella in polvere

Per il crumble

120 gr di farina

100 gr di burro freddo

100 gr di zucchero di canna

1 pizzico di fior di sale

 

Sbucciate le mele e tagliateli a tocchettini non troppo spessi (ma neanche troppo sottili…). In una padella fate scaldare il burro, uniteci le mele, lo zucchero ,l’uvetta e la stecca di cannella. Fate rosolare 2-3 minuti, dopodichè irroratele con il passito, e fate cuocere una decina di minuti a fuoco lento. Unite i pinoli e proseguite la cottura altri 5 minuti.Se il liquido durante la cottura  dovesse restringersi o caramellare troppo aggiungete dell’acqua. Lasciate intiepidire.

Nel frattempo unite il burro, la farina, il fior di sale  e lo zucchero “pizzicandoli” tra le dita fino a ottenere un composto sbricioloso. In une teglia, o in 4 stampini individuali, sistemate uno strato di mele e il loro sciroppo, e poi ricoprite interamente con il crumble. Infornate a 180° per circa 15 minuti, o finchè  vedrete il crumble bello dorato. Ora schiaffateci sopra a generous scoop of old fashioned vanilla ice cream. Oh, so decadent.

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Con il gelato….

 

 Con questa ricetta partecipo alla raccolta/concorso “I dolci più buoni del mondo” di Imma

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tartareAmo il pesce crudo, freschissimo, poco condito, che sa proprio di mare. E’ un sapore che apprezzo fin da bambina, quando al ristorante i cuginetti  e gli amichetti ordinavano  pennette al pomodoro e hamburger, io mangiavo i carpacci di pesce, scampi e ostriche con i grandi. E’ stato amore al primo incontro, avrò avuto si e no sette anni, in un ristorante vicino Piazza Farnese. Tutt’ora seleziono i ristoranti in cui mangiare in base ai loro crudi di pesce. E quando vedo del bel pesce fresco, non  resisto al portarne un pochino a casa per prepararmi il pranzo, anche se sono sola 😉 La mia unica avversione, è nei confronti di quel tonno violaceo e insanguinato, con quel sapore così pungente. Ecco, quello non riesco proprio a mandarlo giù, crudo o cotto.  Insomma, questa ricettina è stata il mio pranzo di ieri, sono a dieta è vero, ma mica ho voglia di deprimermi!! Tra l’altro il fruttivendolo aveva certi poodori datterini rossissimi e dolcissimi, e qualche giorno prima avevo acquistato della senape antica, che fino ad oggi avevo solo mangiato insieme alla carne,perchè non metterne un pochino nella mia tartare? Provatela, è davvero un tripudio di sapori, e zero sensi di colpa!

Ps  Quando il pesce è buono, non serve molto condimento, la quantità di olio e limone è veramente minima, ma voi potete variare secondo i vostri gusti!

Tartare di tonno alla senape antica con pomodorini confit (per 4 persone)

Per la tartare

400 gr di filetto di tonno freschissimo

un cucchiaino e mezzo di senape antica

un cucchiaio di olio extra vergine d’oliva

mezzo cucchiaino di succo di limone

fior di sale

un pomodoro rosso spellato, privato dei semi e fatto a dadini piccoli

Per i pomodorini confit

32 pomodori datterini ( ne ho contati 8 a persona, ma poi fate voi 🙂

2 cucchiaini di zucchero

fior di sale

basilico tritato

olio extra vergine d’oliva

 

Iniziate preparando i pomodori. Lavateli e tagliateli a metà,disponeteli in una teglia foderata con della carta da forno. Conditeli con il sale, lo zucchero, un filo d’olio e il basilico. Infornate in forno già caldo a 80-100° per un’ora. (In realtà più è lenta la cottura e meglio è, devono appassire e candirsi delicatamente, infatti i miei, fatti in fretta e furia, non erano dei migliori).

Tritate grossolanamente il tonno, mi raccomando a coltello, non al mixer. Sistematelo in un ciotola. Al momento di servire uniteci l’olio, il sale, il limone, la senape, il pomodoro a dadini. Disponete nei piatti insieme ai pomodorini, pronto! Magari con un buon bicchiere di vino bianco profumato…