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Non ho mai amato i temporali in estate. Tranne che in rare, rarissime occasioni. Ed è proprio ad una di queste, che è legato uno dei miei ricordi più belli. Quando ero bambina, e si andava ancora in vacanza con papà, passavamo le estati a Fondi, nella  casa sul lago di un’amica di famiglia. Passavamo le giornate al mare, poi la sera ci fermavano a fare la spesa dal banchetto dell’orto di una signora, sulla strada di casa. Ricordo il rosso vivo di quei pomodori come fosse ieri, e mangiarli sulla strada del ritorno mordendoli come fossero mele, con il succo che colava sulle braccia e sui vestiti. Ma non ci importava, e poi mio padre non si preoccupava che ci sporcassimo . Tornati a casa, noi bambini prendevamo un catino, un secchio, una ciotola o il primo recipiente che ci capitasse a tiro, e andavamo sulla stradina lungo il canale a raccogliere le more. Chili e chili di more, tonde e nerissime. Una la mettevamo nel secchiello, una la mangiavamo. Ci riempivamo di graffi, di punture di api,inciampavamo nei rovi,i vestiti erano pieni di indelebili macchiette blu, ma nulla ci fermava da quella piccola gioia quotidiana. Tornati a casa con il nostro piccolo tesoro preparavamo dolci e marmellate improbabili, che poi proponevamo ai “grandi” dopo la cena. Con le crepes però, andavamo forti 🙂  La sera poi, ci portavano alla pasticceria  Caramel,se eravamo stati bravi : adoravamo le loro bombe alla nutella. Le addentavi da una parte e ti riempivi il viso di zucchero,mentre dall’altra gocciolava abbondante il delizioso ripieno. Mangiarle, soprattutto per noi bambini, era un’impresa, ma che valeva la pena fare.Poi era d’obbligo leccarsi le dita, fino a far sparire anche l’ultimo granello di zucchero di quel dolce così buono. Tornando al temporale estivo, proprio uno di quei giorni d’agosto, tornando dal mare, ci sorprese una pioggia torrenziale. Mio padre aveva una Suzuki Vitara del 94, di quelle con la cappotta in plastica, e quel giorno, eravamo usciti senza. La macchina in un attimo era piena d’acqua, e più c’era traffico, e più pioveva. E più pioveva, più ci divertivamo. Sulla Flacca bloccata, quel giorno, ho passato l’ora più bella della mia vita.

E oggi, con un po di nostalgia, questo dolce comfortante è un omaggio a quelle estati, e in particolare a quel giorno, che non dimenticherò mai.

Torta con cioccolato, nocciole e more.

 

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170 gr di burro morbido

80 gr di zucchero di canna

100 gr di zucchero semolato

70 gr di cacao amaro

2 uova

160 gr di farina 00

130 gr di farina di nocciole

70 gr di latte fermentato ( oppure metà yogurt e metà latte)

50 gr di gocce di cioccolato fondente

2 cucchiaini di lievito

sale

un cestino di more

 

In una ciotola montate a lungo il burro con i due tipi di zucchero e il sale. Quando sarà gonfio e spumoso aggiungete le uova, una alla volta, montando ancora qualche minuto. Unite, mescolando con una spatola, il cacao e metà della farina. Quando sarà ben amalgamata unite metà del latte fermentato, poi di nuovo la farina stavolta insieme al lievito  e alla farina di nocciole, e terminate con il latte fermentato. Aggiungete ora le gocce di cioccolato . Versate l’impasto in una teglia (dm 24 cm) rivestita di carta da forno e disponeteci sopra le more. Infornate a 180° per 40-45 minuti, provate con uno stuzzicadenti. Se infilato al centro della torta esce pulito ma con qualche mollichina umida attaccata, la torta è pronta. Lasciate raffreddare e servite.

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